Le terapie per il carcinoma della mammella dipendono anche dalla conoscenza dello stato linfonodale. I linfonodi della ascella, che sono una catena, messi in serie, uno dopo l’altro, sono il primo “filtro” delle cellule che partono dalla mammella. In caso di cancro mammario, la tendenza a dare metastasi a distanza è indicata dalla presenza o meno di cellule tumorali, partite dalla mammella ed arrivate nel linfonodo o ghiandola linfatica.
Quante più cellule metastatiche si trovano nel linfonodo, (cellule sparse, micrometastasi o macrometastasi) tanto più vi è rischio che altre cellule siano andate nel flusso sanguigno e che siano andate in altri organi. Tanto più vi è rischio teorico, tanto più potenti devono essere le terapie contro queste cellule. Da qui la importanza di conoscere lo stato reale dei linfonodi .Gli esami non invasivi, ecografia, TAC, RNM e PET, possono dare solo una risposta parziale alla domanda: vi sono realmente cellule metastatiche nei linfonodi?
Solo l’esame diretto degli stessi è in grado di dare una risposta sicura. Sino a pochi anni fà l’unico mezzo era l’asportazione chirurgica (dissezione ascellare ) di tutti i linfonodi e la loro valutazione istologica .
La dissezione non è però scevra da inconvenienti , il grosso braccio dopo la dissezione era uno degli inconvenienti di questa pratica chirurgica (circa il 5% delle donne sottoposte a dissezione presentano questa patologia indotta ). Da 10 anni a questa parte, grazie agli studi del Prof. U.Veronesi , si è arrivati a non dover essere obbligati a asportare tutti i linfonodi , se non nei casi in cui si è sicuri che vi sia malattia nella mammella e nei linfonodi .
Come si agisce?
La metodica del linfonodo sentinella è il mezzo per conoscere , senza asportare tutti i linfonodi , lo stato degli stessi. Partendo dal presupposto che i linfonodi sono messi in serie, una catena, uno dopo l’altro e che se il primo è sano anche i successivi sono sani, si può analizzare solo il primo e dai risultati dell’esame diretto di questo dedurre che cosa fare per gli altri.
Il problema è individuare con sicurezza il primo linfonodo della catena , quello che sta a sentinella degli altri : individuato questo lo si asporta e se è sano all’esame istologico o di valutazione simile, si può pensare che anche gli altri della catena siano immuni da metastasi, e così si lasciano in sede, provocando un danno minimo.
Come si individua il linfonodo sentinella.
Vi sono diversi metodi che si basano sul fato che molte sostanze o coloranti (blu di metilene ) o radioattive (microcolloidi con Tecnezio), iniettate vicino al tumore, in breve tempo migrano nei linfonodi e li si ritrovano. Se la tempistica è giusta si trova solo uno, il linfonodo sentinella “marcato” dalla sostanza impiegata. In sala operatoria , con una piccola incisione, si trova il sentinella e lo si asporta, solo lui, per esame istologico. Se risulta sicuramente sano non si procede a dissezione, altrimenti si continua con la asportazione degli altri linfonodi. Con questo metodo si evita di asportare tutti i linfonodi in oltre il 70% delle donne operate .
La valutazione del linfonodo è meglio farla durante l’intervento di asportazione dello stesso, con 2 metodiche principali, la valutazione istologica di tutto il linfonodo tagliato a fettine minuscole, o con il metodo OSNA, che considera la presenza nel linfonodo tritato ed omogenizzato, di particolari proteine presenti solo nella ghiandola mammaria. Quale che sia il metodo, l’importanza sta nel conoscere sicuramente lo stato del primo linfonodo della catena e di comportarsi logicamente nel trattamento degli altri, senza eccedere nelle asportazioni non indispensabili e nel non lasciare malattia non conoscibile con esami indiretti.
Centro Medico Durini
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