Come tutte le indagini, anche la mammografia, ha le sue specifiche indicazioni. Per valutare bene la mammografia, facciamone un po’ di storia e consideriamo le basi fisiche. I “raggi x“ emessi dall’apparato “mammografo” attraversano i tessuti della mammella ed impressionano una lastra fotografica (mammografia analogica) o un sensore digitale (mammografia digitale).
La presenza di tessuto mammario più o meno denso, frena o meno il passaggio dei raggi: la minor o maggior quantità di raggi, impressiona la lastra o il sensore e si vedrà nero ove i raggi sono passati e bianco, ove i raggi non sono passati in quanto fermati dalla densità del tessuto mammario. Questo è il principio della mammografia, la quale viene poi interpretata dallo specialista che valuterà, nelle aree bianche la forma, le dimensioni, i margini ecc in modo da formulare una diagnosi: la diagnosi mammografica.
Elemento fondamentale è che la mammella sia attraversabile dai raggi x emessi dal mammografo. Questo passaggio avviene benissimo nel tessuto adiposo, nel grasso della mammella, un po’ meno bene nella ghiandola mammaria funzionante. Come si capisce la mammografia è valida, ovvero sensibile e specifica nella “mammelle“ radiotrasparenti ai raggi x, nelle altre un po’ meno. Per nulla valida è nelle donne giovani, nelle portatrici di protesi e in quelle donne in menopausa che usano ormoni in sostituzione di quelli naturali.
Queste categorie equivalgono ad un gran numero di donne. Gli screening di massa prevedono la esecuzione di una mammografia ogni 2 anni nelle donne di età compresa tra 49 e 70 anni. Con questa metodica, applicata in Italia da oltre 30 anni, si è ridotto il numero di tumori localmente avanzati e si sono salvate molte donne.
Ma per le donne in cui la mammografia è poco sensibile, ovvero per le donne con mammella densa, che si sta facendo ? Poco o nulla dal punto di vista “organizzato”. Pensiamo che ogni anno in Italia, si ammalano di cancro alla mammella, oltre 11 mila donne di età inferiore a 45 anni: a mio avviso è inutile avvicinare i tempi di esecuzione della mammografia, se vede poco attraverso la mammella giovane, non è dando più frequentemente raggi, dannosi, che si risolve il problema!
Cosa si può fare? Penso che isolando i gruppi di donne a rischio di sviluppare la malattia si possa avere la possibilità di usare in modo mirato esami più sofisticatamente specifici come la risonanza magnetica, la scintigrafia mammaria, la valutazione delle sostanze tumorali volatili, delle alterazioni degli ormoni sessuali e della cellule duttali alterate secrete dal capezzolo.
Questo nuovo modo di veder la diagnosi precoce cambia il punto di vista attuale: non esami poco specifici a tutte le donne, ma esami mirati e specifici alle donne a rischio di ammalarsi, sta a noi, scegliere, valutare e decidere quali sono questi “nuovi“ esami da effettuare.
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